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La realtà nascosta dei 13mila migranti nei campi del Casertano: il nostro approfondimento

Scopri come il 72% dei lavoratori agricoli migranti nella provincia di Caserta opera in condizioni di irregolarità e sfruttamento, e le proposte per migliorare le loro condizioni.
  • Un esercito di 13mila migranti lavora nei campi della provincia di Caserta, con solo 5mila di loro in regola.
  • Il 72% dei lavoratori agricoli migranti opera in condizioni di irregolarità, esposti a sfruttamento e precarietà.
  • La Regione Campania ha destinato oltre 3 milioni di euro del PNRR per alloggi a lavoratori migranti, ma le risorse devono essere utilizzate meglio.

Il recente report “Made in Immigritaly. Terre, colture, culture” presentato al Centro di aggregazione legalità di Castel Volturno ha rivelato una realtà inquietante: un esercito di 13mila migranti invisibili lavora nei campi della provincia di Caserta. Secondo Maria Perrillo, segretaria generale della Fai-Cisl Caserta, dei 18mila lavoratori immigrati impiegati in agricoltura nella provincia, solo 5mila sono regolari. Questo significa che il 72% dei lavoratori agricoli migranti opera in condizioni di irregolarità, esposti a sfruttamento e precarietà.

La ricerca, commissionata dalla FAI-CISL e realizzata dal Centro Studi Confronti, ha evidenziato come la provincia di Caserta sia diventata un epicentro del lavoro agricolo stagionale svolto da mani straniere. La presenza di lavoratori immigrati è ormai stabilizzata, con il Comune di Castel Volturno che si classifica al primo posto tra i comuni della provincia per numero di stranieri residenti, con 4.933 al 1° gennaio 2022, cifra che triplica nei periodi di maggiore richiesta stagionale.

La Proposta del Vescovo di Caserta

Durante la presentazione del report, il Vescovo di Caserta e Arcivescovo di Capua, Mons. Pietro Lagnese, ha proposto la creazione di un dipartimento universitario di studi sulla mobilità umana a Castel Volturno. Questo dipartimento si concentrerebbe sugli “sfollati ambientali”, persone che emigrano a causa di siccità e carenza idrica, noti anche come “migranti climatici”. Mons. Lagnese ha sottolineato che gli immigrati non sono un problema, ma una risorsa fondamentale per l’economia locale e nazionale. “Se domani andassero via, assisteremmo al collasso dell’economia del Paese, soprattutto della filiera agroalimentare nazionale, retta dal lavoro immigrato,” ha dichiarato.

Condizioni di Vita e di Lavoro

Il report ha messo in luce le condizioni di vita e di lavoro estremamente precarie dei lavoratori migranti. Almeno diecimila di loro vivono in 150 ghetti distribuiti in 38 comuni di 11 regioni d’Italia, tra cui la Campania. Le politiche abitative sono insufficienti, nonostante la Regione abbia destinato oltre 3 milioni di euro del PNRR per alloggi a lavoratori migranti in tre comuni: Castel Volturno, San Felice a Cancello e Eboli. Tuttavia, queste risorse devono essere utilizzate meglio, e il sindacato ha il compito di monitorare gli impegni e le azioni intraprese.

Silvia Omenetto, assegnista di ricerca all’Università La Sapienza di Roma, ha curato il capitolo dedicato al territorio campano, definendo Castel Volturno la “capitale” del circuito stagionale del lavoro agricolo da mani straniere. La stabilizzazione della presenza straniera non ha disattivato l’emergere di nuove territorialità, che si intersecano con condizioni di lavoro inique, alloggi inadeguati e caporalato, generando nuove forme di sfruttamento lavorativo degli immigrati.

Interventi e Conclusioni

La presentazione del report ha visto anche gli interventi del Segretario Generale della Cisl Caserta Giovanni Letizia, del Sindaco di Castel Volturno Luigi Petrella e del Direttore del Centro Fernandes Antonio Casale. Il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale, Onofrio Rota, ha concluso i lavori sottolineando l’importanza del protagonismo dei lavoratori immigrati, delle buone politiche di integrazione e del contributo della contrattazione all’agire sindacale.

Bullet Executive Summary

In conclusione, il report “Made in Immigritaly” ha messo in evidenza una realtà complessa e spesso invisibile: quella dei lavoratori migranti nell’agricoltura italiana. La proposta di creare un dipartimento universitario di studi sulla mobilità umana a Castel Volturno rappresenta un passo avanti nella comprensione e nella gestione di fenomeni come gli “sfollati ambientali” e i “migranti climatici”. La stabilizzazione della presenza straniera nel territorio campano, sebbene positiva, non ha risolto le problematiche legate allo sfruttamento e alle condizioni di vita precarie.

Una nozione base di invecchiamento e cura è che le politiche di integrazione e supporto sociale sono fondamentali per garantire una vita dignitosa e sicura ai lavoratori migranti, che spesso sono anche anziani e necessitano di cure specifiche.

Una nozione avanzata è che l’integrazione dei migranti nel tessuto sociale ed economico locale non solo migliora le loro condizioni di vita, ma arricchisce anche la comunità ospitante, promuovendo una società più inclusiva e resiliente. Riflettiamo su come possiamo contribuire a creare un ambiente più accogliente e giusto per tutti, indipendentemente dalla loro origine.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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