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- 40 migranti, inclusi neonati, morti al largo della Tunisia.
- Dal 2014, 32.803 persone disperse nel Mediterraneo (OIM).
- Solo 3.947 migranti partiti dalla Tunisia verso l'Italia nel 2025.
Tragedia nel Mediterraneo: Quaranta Migranti Perdono la Vita al Largo della Tunisia
Un’ennesima tragedia ha colpito il Mediterraneo centrale il 22 ottobre 2025, con la morte di quaranta migranti, inclusi neonati, provenienti dall’Africa subsahariana. L’imbarcazione fatiscente su cui viaggiavano, con a bordo circa 70 persone, si è rovesciata al largo di Salakta, una località costiera tunisina. Grazie all’intervento congiunto della guardia costiera tunisina e delle unità nautiche della guardia nazionale, *solamente trenta individui sono stati portati in salvo. Questo evento funesto sottolinea la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale, tristemente nota per essere una delle più letali al mondo. Dal 2014, si stima che 32.803 persone siano morte o disperse in queste acque, come riportano i dati forniti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
- ❤️ Un'azione umanitaria è essenziale per salvare vite umane......
- 😡 Continuare a ignorare le cause delle migrazioni non risolverà......
- 🌍 Invece di concentrarci solo sulle frontiere, dovremmo considerare......
Le Indagini e le Rotte Migratorie
La procura di Mahdia ha avviato un’inchiesta per chiarire le dinamiche del naufragio e identificare eventuali responsabilità. Un aspetto cruciale dell’indagine sarà accertare se il dispositivo di allerta e soccorso abbia operato con la dovuta prontezza. La Tunisia, data la sua vicinanza all’isola italiana di Lampedusa (meno di 150 chilometri in alcuni punti), è diventata, insieme alla Libia, uno dei principali punti di partenza per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa. Nonostante un accordo da 255 milioni di euro siglato nel 2023 tra la Tunisia e l’Unione Europea, destinato in parte alla lotta contro l’immigrazione irregolare, le partenze continuano, sebbene con una diminuzione rispetto all’anno precedente. I dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) indicano che dall’inizio dell’anno 55.976 migranti sono sbarcati in Italia, con un aumento del 2% rispetto al 2024. Tuttavia, la maggior parte di questi migranti è partita dalla Libia (49.792), mentre solo una minoranza dalla Tunisia (3.947).

Politiche Migratorie e Sfide Umanitarie
Le autorità tunisine hanno intrapreso azioni per smantellare i campi informali per migranti, come quelli situati negli uliveti vicino a Sfax, che ospitavano circa ventimila persone. Allo stesso tempo, il presidente tunisino Kais Saied ha esortato l’OIM ad aumentare gli sforzi per garantire che i migranti privi di documenti possano fare ritorno volontariamente nei loro paesi di origine*. Queste politiche, sebbene volte a gestire i flussi migratori, sollevano interrogativi sulle condizioni di vita dei migranti e sul rispetto dei diritti umani. La tragedia di Salakta è un tragico promemoria delle sfide umanitarie e delle complesse dinamiche che caratterizzano le migrazioni nel Mediterraneo.
Oltre i Numeri: Riflessioni su un Dramma Umano
La notizia del naufragio al largo della Tunisia ci pone di fronte a una realtà ineludibile: dietro i numeri e le statistiche si celano storie di persone, di famiglie, di sogni infranti. La disperazione che spinge individui, tra cui donne e bambini, ad affrontare un viaggio così pericoloso è un sintomo di problemi profondi, legati alla povertà, alla guerra, alla mancanza di opportunità nei loro paesi d’origine. È fondamentale che la comunità internazionale si impegni a trovare soluzioni concrete per affrontare le cause delle migrazioni forzate, garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani e la dignità di ogni persona.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questo tema. Una nozione base da tenere a mente è che l’invecchiamento demografico nei paesi sviluppati, unito alla mancanza di opportunità in Africa, crea un circolo vizioso che alimenta le migrazioni. Una nozione più avanzata è che le politiche migratorie restrittive, sebbene comprensibili dal punto di vista della sicurezza, possono paradossalamente aumentare i rischi per i migranti, spingendoli verso rotte sempre più pericolose. Forse, una riflessione più profonda sulle cause strutturali delle migrazioni e un approccio più umano e solidale potrebbero contribuire a prevenire tragedie come quella di Salakta.








