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- Aumento di 3 mesi dei requisiti pensionistici dal 1° gennaio 2027.
- Incremento totale di 6 mesi dal 1° gennaio 2028.
- Esclusi lavoratori con attività gravose e 30 anni di contributi.
Tale intervento, preannunciato nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF) del 2026, stabilisce un innalzamento progressivo dei requisiti necessari per accedere alla pensione nel biennio 2027-2028. Il motivo alla base di tale operazione risiede nell’adeguamento all’aumento dell’aspettativa di vita, un’esigenza non più rinviabile per la stabilità a lungo termine del sistema pensionistico.
## Dettagli dell’Aumento dei Requisiti Pensionistici
L’articolo 42 del progetto di legge di bilancio per il 2026 determina un incremento pari a tre mesi dei criteri di accesso al trattamento pensionistico per i militari delle Forze Armate, inclusa l’Arma dei Carabinieri, il Corpo della Guardia di Finanza, nonché per gli appartenenti alle Forze di Polizia ad ordinamento civile e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Questo incremento, che prenderà il via il 1° gennaio 2027, si aggiunge alle modifiche dei requisiti pensionistici previste dall’articolo 43. In sostanza, si verificherà un aumento complessivo di quattro mesi nel 2027, che si eleverà a sei mesi a partire dal 1° gennaio 2028.
L’articolo 43, commi da 1 a 4, stabilisce che l’aumento dei requisiti per andare in pensione, finalizzato all’adeguamento all’allungamento della speranza di vita, sarà applicato nella misura di un solo mese nel 2027, per poi entrare in vigore integralmente a partire dal 1° gennaio 2028. È cruciale rimarcare che tale incremento non si applica ai lavoratori impiegati in attività considerate gravose o usuranti, a condizione che abbiano accumulato almeno 30 anni di versamenti contributivi.

## Implicazioni e Reazioni alla Manovra
La manovra ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, l’esecutivo giustifica la decisione con la necessità di adattare il sistema previdenziale alle evoluzioni demografiche e alla maggiore longevità. Dall’altro, le sigle sindacali del settore Difesa e Sicurezza manifestano forte inquietudine, lamentando una differenza di trattamento rispetto ad altre categorie di lavoratori. *L’ASPMI, Associazione Sindacale Professionisti Militari, ha etichettato la misura come poco trasparente nella sua formulazione; qualora fosse confermata nella sua interpretazione più sfavorevole, la ritiene illogica nei contenuti e controproducente per l’efficacia complessiva del sistema. Il timore principale è che l’innalzamento dell’età pensionabile possa causare un blocco del ricambio generazionale, trattenendo in servizio personale vicino alla soglia dei 60 anni e posticipando le nuove assunzioni, essenziali per il comparto. Si evidenzia, inoltre, che il personale prossimo alla pensione comporta costi superiori rispetto alle nuove leve, generando una situazione paradossale in un periodo storico caratterizzato da preoccupazioni per gli scenari internazionali e da ipotesi di creazione di forze di riservisti.
## Prospettive Future e Misure Compensative
### Un Equilibrio Precario tra Sostenibilità e Benessere
La manovra finanziaria del 2026 rappresenta un tentativo di bilanciare la sostenibilità del sistema pensionistico con le esigenze del personale del comparto Difesa e Sicurezza. Tuttavia, è evidente che la strada da percorrere è ancora lunga e complessa. Sarà fondamentale monitorare attentamente gli effetti della manovra e adottare misure compensative per mitigare gli impatti negativi sul personale in divisa.
In questo contesto, è essenziale promuovere un dialogo costruttivo tra governo e sindacati, al fine di individuare soluzioni condivise che tengano conto delle specificità del comparto Difesa e Sicurezza e garantiscano un sistema pensionistico equo e sostenibile. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di bilancio e la valorizzazione del capitale umano, riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dal personale in divisa per la sicurezza e la difesa del Paese.
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Amici lettori, riflettiamo un attimo. Quando parliamo di pensioni, spesso ci concentriamo sui numeri e sulle leggi, dimenticando che dietro ogni cifra c’è una persona, una storia, una vita dedicata al servizio del Paese. Nel contesto dell’invecchiamento e della cura, è cruciale considerare che l’aumento dell’età pensionabile può avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei lavoratori, soprattutto in settori come quello della Difesa e della Sicurezza, dove le esigenze fisiche e mentali sono particolarmente elevate.
Una nozione base da tenere a mente è che l’invecchiamento attivo non significa semplicemente lavorare più a lungo, ma anche avere l’opportunità di godere di una pensione dignitosa e di una vita sociale e familiare appagante. Una nozione avanzata, invece, ci invita a considerare che il sistema pensionistico non è solo una questione di numeri, ma anche di equità intergenerazionale e di giustizia sociale*.
Forse dovremmo chiederci: stiamo davvero valorizzando il contributo di chi ha dedicato la propria vita al servizio del Paese? Stiamo garantendo un futuro dignitoso a chi ha lavorato duramente per la nostra sicurezza? E soprattutto, stiamo creando un sistema pensionistico che sia sostenibile, equo e rispettoso della dignità umana? Sono domande complesse, certo, ma è nostro dovere porcele e cercare risposte concrete.








