E-Mail: [email protected]
- Lo stress pensionistico danneggia l'ippocampo, area cerebrale cruciale.
- La precarietà lavorativa aggrava l'ansia, soprattutto per gli autonomi.
- Fabio Lazzaroni, 64 anni, si è 'ripreso la vita' dopo la pensione.
- Studio rivela 'firma genetica' legata all'iper-maturità del cervello.
- Lorenzo Rossi Doria (CGIL) ricorda l'angoscia del nonno.
L’apprensione pensionistica, un fenomeno in aumento nel contesto sociale odierno, non rappresenta solamente una vaga inquietudine per il futuro, bensì una vera e propria condizione che influisce in modo significativo sul benessere psicofisico dei lavoratori. Tale angoscia, alimentata da instabilità economiche, condizione lavorativa precaria e timori per un sistema previdenziale in perenne mutamento, sta accelerando il processo di invecchiamento e mettendo a rischio la qualità della vita di un numero sempre maggiore di persone. Il 26 novembre 2025, tale problematica si manifesta con ancora più intensità, considerata l’attuale situazione socio-economica.
La pensione, nell’ideale collettivo, dovrebbe rappresentare una fase di riposo e realizzazione personale, ma la realtà dei fatti sovente descrive uno scenario diverso. Le preoccupazioni relative alla sostenibilità del sistema previdenziale, alla capacità di sostenere le spese mediche e al mantenimento di un dignitoso tenore di vita minano la serenità di chi si avvicina a questa tappa cruciale dell’esistenza. La crescente precarietà del mercato del lavoro, contraddistinta da contratti a tempo determinato, salari contenuti e difficoltà nell’accumulo di versamenti previdenziali, acuisce ulteriormente tali timori, rendendo l’avvenire pensionistico sempre più incerto e fumoso. Questa incertezza non si limita a una questione meramente economica, ma si configura come un effettivo fardello psicologico che grava sulla sanità mentale dei lavoratori, condizionando negativamente le loro decisioni di vita e il loro benessere generale.
L’impatto di questo stress persistente si evidenzia anche a livello organico, accelerando il processo di senescenza e accrescendo il rischio di sviluppare patologie connesse all’età. Ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’ansia e lo stress continuativi possano danneggiare l’ippocampo, l’area cerebrale deputata alla memoria e all’apprendimento, compromettendo le funzioni cognitive e accelerando il declino mentale. La paura del domani, quindi, non è semplicemente una sensazione sgradevole, ma un vero e proprio fattore di rischio per il benessere psicofisico.
L’articolo approfondirà la complessa relazione tra apprensione pensionistica, condizione lavorativa precaria e senescenza precoce, analizzando le cause e le conseguenze di questo fenomeno attraverso esperienze dirette, interviste a esperti e dati scientifici. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica emergente e di fornire strumenti utili per affrontare l’apprensione pensionistica e tutelare il benessere psicofisico in previsione del futuro pensionistico.

TOREPLACE = Create an iconographic image inspired by neoplastic and constructivist art. The image should feature abstract representations of key elements related to pension anxiety: a stylized brain with the hippocampus subtly highlighted in a desaturated blue, representing cognitive decline; a geometric figure resembling a worker, in a desaturated grey, with a fractured or incomplete appearance, symbolizing job insecurity; a simplified representation of a euro coin, in a desaturated gold, broken or tarnished, indicating financial instability; and an abstract representation of an elderly person, in a desaturated purple, with lines that convey a sense of unease or burden. The entities should be arranged in a composition that evokes tension and uncertainty. The style should be strictly geometric, using clean lines and simple shapes, with a color palette primarily composed of cold and desaturated colors like desaturated blues, greys, golds, and purples. The lines should be vertical and horizontal, creating a sense of order and constraint. The image should be clean, minimalist, and easily understandable, without any text elements.
Il legame insidioso tra stress e declino cognitivo
La connessione tra stress cronico e deterioramento delle funzioni cognitive è un tema sempre più centrale nel dibattito scientifico sull’invecchiamento. L’ansia da pensione, alimentata da incertezze economiche e lavorative, rappresenta un potente fattore di stress prolungato che può avere conseguenze devastanti sul cervello. Studi recenti hanno evidenziato come lo stress cronico possa alterare la struttura e la funzionalità dell’ippocampo, l’area cerebrale cruciale per la memoria e l’apprendimento. La sovraesposizione al cortisolo, l’ormone dello stress, può inibire la neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni, e favorire la degenerazione delle cellule esistenti, portando a una riduzione del volume dell’ippocampo e a un declino delle capacità cognitive. Questo processo può manifestarsi con difficoltà di concentrazione, problemi di memoria a breve termine, riduzione della capacità di apprendimento e aumento del rischio di sviluppare demenza e altre patologie neurodegenerative. L’impatto dello stress sull’ippocampo non è solo strutturale, ma anche funzionale. Lo stress cronico può alterare i circuiti neuronali e compromettere la comunicazione tra le diverse aree del cervello, influenzando negativamente le emozioni, il comportamento e la capacità di adattamento all’ambiente. L’ansia da pensione, quindi, non è solo una preoccupazione per il futuro, ma un vero e proprio attacco al cervello, che può accelerare l’invecchiamento e compromettere la qualità della vita.
Un articolo pubblicato su Focus.it il 25 novembre 2025, riporta i risultati di uno studio che ha identificato una “firma genetica” legata all’iper-maturità del cervello in topi e umani affetti da disturbi legati all’ansia. Questa “firma genetica” si manifesta con un’espressione alterata di geni coinvolti nei processi sinaptici, ovvero nelle connessioni tra i neuroni, e con un aumento dei comportamenti ansiosi. Lo studio suggerisce che lo stress cronico e l’esposizione prolungata a ormoni come il corticosterone possono contribuire sia all’invecchiamento anomalo del cervello sia all’aumento dell’ansia, creando un circolo vizioso che accelera il declino cognitivo. La ricerca ha anche evidenziato che l’ansia può indurre un’iper-maturità dell’ippocampo, rendendolo più vulnerabile ai danni causati dallo stress e dall’invecchiamento. Questo significa che le persone che soffrono di ansia cronica, come quella legata alla pensione, potrebbero essere più suscettibili a sviluppare problemi di memoria e altre difficoltà cognitive nel corso della vita. La scoperta di questa “firma genetica” potrebbe aprire la strada a nuove terapie per contrastare gli effetti negativi dello stress sul cervello e per prevenire l’invecchiamento precoce.
La precarietà lavorativa, con la sua scia di incertezza e instabilità, non fa che alimentare questo circolo vizioso. La paura di perdere il lavoro, la difficoltà a pianificare il futuro e la consapevolezza di non poter contare su un sistema pensionistico solido generano un senso di impotenza e frustrazione che si traducono in stress cronico. Questa condizione è particolarmente diffusa tra i lavoratori autonomi, i freelance e i titolari di piccole imprese, che spesso si trovano a dover affrontare carichi di lavoro elevati, bassi margini di profitto e difficoltà nell’accesso alla previdenza sociale. La mancanza di tutele e la scarsa prevedibilità del reddito rendono il futuro pensionistico ancora più incerto e angosciante, alimentando l’ansia e lo stress. Questa situazione richiede un intervento urgente da parte delle istituzioni e dei policy maker, che devono adottare misure concrete per garantire la stabilità lavorativa, sostenere i redditi e rafforzare il sistema pensionistico, al fine di proteggere la salute mentale e fisica dei lavoratori e di promuovere un invecchiamento sano e attivo.
- 🥳 Finalmente un articolo che mi fa vedere la pensione come un'opportunità......
- 😡 Ma davvero pensate che sia facile 'vivere serenamente' con queste pensioni......
- 🤔 E se invece l'ansia da pensione fosse un campanello d'allarme......
Testimonianze dal fronte dell’ansia da pensione
Le statistiche e gli studi scientifici forniscono un quadro generale del fenomeno dell’ansia da pensione, ma sono le storie individuali a rivelare la vera portata di questa problematica. Le testimonianze di lavoratori di diverse età e professioni offrono uno spaccato prezioso sulla realtà dell’ansia da pensione e sulle sue conseguenze concrete. Fabio Lazzaroni, un ex impiegato di 64 anni, racconta di essersi “ripreso la vita” dopo il pensionamento, dedicandosi alla lettura e allo studio dell’inglese. La sua esperienza positiva, però, non è la norma. Molti lavoratori vivono il passaggio alla pensione con un senso di smarrimento e tristezza. Roberta Micheli, ex dipendente di un’azienda alimentare, descrive un periodo iniziale di euforia, seguito da un senso di vuoto e nostalgia per i colleghi. Giovanna Cavarocchi, un’insegnante, racconta di essersi sentita liberata dalla routine scolastica, ma poi sopraffatta da un senso di inutilità e solitudine. Luigi Ferlin, ex dipendente di un’azienda automobilistica, sottolinea l’importanza di rimanere attivi e impegnati, avvertendo contro il rischio di chiudersi in casa e lasciarsi sopraffare dalla tristezza.
Queste testimonianze evidenziano come il passaggio alla pensione possa essere un momento di transizione difficile e stressante, che richiede un’adeguata preparazione psicologica e sociale. La perdita del lavoro, dei colleghi e della routine quotidiana può generare un senso di vuoto e solitudine, che può essere aggravato da preoccupazioni economiche e timori per il futuro. L’ansia da pensione, quindi, non è solo una questione di soldi, ma anche di identità, relazioni sociali e significato della vita. È fondamentale che i lavoratori si preparino al pensionamento non solo a livello economico, ma anche a livello psicologico, sviluppando interessi e hobby, coltivando relazioni sociali e cercando un nuovo senso di scopo nella vita. Le istituzioni e le associazioni di categoria possono svolgere un ruolo importante nel fornire supporto e orientamento ai lavoratori che si avvicinano alla pensione, offrendo corsi di preparazione, gruppi di sostegno e opportunità di volontariato.
Un articolo del Corriere della Sera del 29 ottobre 2018, dal titolo “Andare in pensione ci rende felici o ci condanna alla tristezza?”, riporta le parole di Lorenzo Rossi Doria, della Cgil, il quale ricorda come suo nonno visse il pensionamento “colmo di angoscia” percependo tale evento “come una sconfitta personale”. Oggi, per fortuna, le persone affrontano il pensionamento con un’attitudine diversa, percependo l’opportunità di una “seconda vita”, anche grazie alla prospettiva di avere presumibilmente più anni davanti a sé rispetto al passato. L’articolo evidenzia, inoltre, come l’ansia possa manifestarsi anche nei mesi precedenti al pensionamento. Luigi Ferlin, che lavorava per un’azienda automobilistica a Milano, racconta: “Sai che devi andartene. Vedi gli altri impegnati e tu non hai più voglia”. Poi te ne vai e ti senti solo”. Per combattere la solitudine e la tristezza, Ferlin si dedica al volontariato. L’articolo del Corriere della Sera riporta anche uno studio dell’Università di Bonn che parla di “sindrome dell’husband retirement”, ovvero la depressione che colpisce la moglie non abituata a vedere il marito tutti i giorni tra i piedi. Al contrario, Alba Dal Forno, sessantaduenne, esprime la sua gioia per aver “lasciato il lavoro, perché ti rinchiude, mentre il mondo è grande e io voglio vedere cosa c’è là fuori”.
Strategie per affrontare l’ansia e vivere serenamente la pensione
Affrontare l’ansia da pensione richiede un approccio proattivo e multidimensionale, che coinvolga sia la sfera individuale che quella sociale. A livello individuale, è fondamentale adottare strategie di gestione dello stress, coltivare una visione positiva del futuro e prepararsi al cambiamento in modo consapevole. La pianificazione del futuro è un passo cruciale per ridurre l’incertezza e creare un senso di controllo sulla propria vita. Questo può includere la definizione di obiettivi e progetti a breve e lungo termine, l’iscrizione a corsi e attività, la pianificazione di viaggi e l’impegno in attività di volontariato. Mantenere una vita sociale attiva è altrettanto importante per il benessere emotivo. Il contatto con amici, familiari e colleghi può aiutare a combattere la solitudine e l’isolamento, a condividere esperienze e a ricevere supporto e incoraggiamento. La cura della propria salute fisica è un altro aspetto fondamentale per affrontare l’ansia da pensione. L’esercizio fisico regolare, una dieta sana e un sonno adeguato possono migliorare l’umore, ridurre lo stress e aumentare l’energia e la vitalità. La pratica di tecniche di rilassamento, come la meditazione, lo yoga e la respirazione profonda, può aiutare a calmare la mente e a ridurre la tensione muscolare.
Inoltre, è importante coltivare una visione positiva del futuro e del pensionamento. Invece di concentrarsi sulle perdite e sulle difficoltà, è utile focalizzarsi sulle opportunità e sui benefici che questa nuova fase della vita può offrire. Il pensionamento può rappresentare un’occasione per dedicarsi a interessi e passioni, per imparare cose nuove, per viaggiare, per trascorrere più tempo con la famiglia e gli amici e per contribuire alla comunità. Un articolo del Corriere della Sera sottolinea l’importanza di ricostruire la propria identità dopo il pensionamento, mantenendo una vita stimolante con attività nuove e diverse e coltivando una visione positiva dell’invecchiamento. Imparare cose nuove, accettare sfide cognitive e mantenere una vita sociale attiva sono tutti elementi che possono contribuire a preservare la plasticità del cervello e a contrastare gli effetti negativi dello stress. A livello sociale, è fondamentale che le istituzioni e le associazioni di categoria si impegnino a fornire supporto e orientamento ai lavoratori che si avvicinano alla pensione. Questo può includere l’offerta di corsi di preparazione, gruppi di sostegno, opportunità di volontariato e informazioni utili sui diritti e le risorse disponibili. È anche importante che le politiche pubbliche promuovano la stabilità lavorativa, sostengano i redditi e rafforzino il sistema pensionistico, al fine di proteggere la salute mentale e fisica dei lavoratori e di promuovere un invecchiamento sano e attivo.
Infine, se l’ansia da pensione è particolarmente intensa e interferisce con la vita quotidiana, è consigliabile rivolgersi a un professionista della salute mentale. Un terapeuta può aiutare a identificare le cause dell’ansia, a sviluppare strategie di coping efficaci e a superare le difficoltà emotive. In alcuni casi, può essere utile ricorrere a farmaci ansiolitici o antidepressivi, sotto stretto controllo medico. Affrontare l’ansia da pensione è un investimento nel proprio futuro e nella propria qualità della vita. Adottando un approccio proattivo e multidimensionale, è possibile trasformare la paura e l’incertezza in opportunità e serenità.
Verso un futuro pensionistico sereno e consapevole
L’ansia da pensione, come abbiamo visto, è un fenomeno complesso e multifattoriale che richiede un approccio olistico per essere affrontato efficacemente. Non si tratta solo di garantire la sostenibilità economica del sistema pensionistico, ma anche di promuovere la salute mentale e fisica dei lavoratori, di favorire la stabilità lavorativa e di creare una società più inclusiva e solidale. È fondamentale che le istituzioni, le imprese, le associazioni di categoria e i singoli individui si impegnino a collaborare per costruire un futuro pensionistico sereno e consapevole. Le istituzioni devono adottare politiche pubbliche che promuovano la stabilità lavorativa, sostengano i redditi e rafforzino il sistema pensionistico, garantendo a tutti i lavoratori un futuro dignitoso e sicuro. Le imprese devono investire nella formazione e nel benessere dei propri dipendenti, offrendo opportunità di crescita professionale, supporto psicologico e programmi di preparazione al pensionamento. Le associazioni di categoria devono svolgere un ruolo attivo nel fornire supporto e orientamento ai lavoratori che si avvicinano alla pensione, offrendo corsi di preparazione, gruppi di sostegno e opportunità di volontariato. I singoli individui devono prendersi cura della propria salute mentale e fisica, adottando strategie di gestione dello stress, coltivando una visione positiva del futuro e preparandosi al cambiamento in modo consapevole.
In conclusione, l’ansia da pensione è una sfida che riguarda tutti noi e che richiede un impegno collettivo per essere superata. Solo attraverso la collaborazione e la responsabilità condivisa possiamo costruire un futuro pensionistico sereno e consapevole, in cui tutti i lavoratori possano godere di un meritato riposo e di una vita piena e soddisfacente. Il 26 novembre 2025, questa sfida è più attuale che mai, e richiede un’azione immediata e concertata da parte di tutti gli attori sociali.
Amici, parliamoci chiaro. La vita è un viaggio, e la pensione ne è una tappa fondamentale. Se da un lato è vero che le preoccupazioni per il futuro possono offuscare la bellezza di questo traguardo, dall’altro è importante ricordare che abbiamo il potere di plasmare il nostro destino. Prendersi cura della propria salute mentale e fisica, coltivare relazioni significative e trovare un nuovo scopo nella vita sono ingredienti essenziali per vivere serenamente la pensione. Non dimentichiamo che l’invecchiamento è un processo naturale e inevitabile, ma che possiamo influenzare la qualità della nostra vita e affrontare le sfide con resilienza e ottimismo.
Dal punto di vista della sostenibilità del sistema pensionistico moderno, una nozione base è che l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite mettono a dura prova il sistema “a ripartizione”, dove i contributi dei lavoratori attuali finanziano le pensioni dei pensionati. Una nozione avanzata, invece, considera la necessità di riformare il sistema pensionistico in modo da incentivare il lavoro più a lungo, magari attraverso il “pensionamento flessibile”, e di promuovere l’investimento in fondi pensione complementari, al fine di diversificare le fonti di finanziamento e ridurre la dipendenza dal sistema pubblico.
Riflettiamo, quindi, su come possiamo contribuire a costruire un futuro pensionistico più sereno e sostenibile, non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future. La pensione non deve essere vista come una fonte di ansia, ma come un’opportunità per vivere pienamente e consapevolmente ogni giorno della nostra vita.
Osservi gli altri presi dalle loro attività e, di conseguenza, perdi lo slancio.








