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- Occupati stranieri generano 177,2 miliardi di euro, il 9% del PIL.
- Imprenditori immigrati aumentati del 24,4% in dieci anni.
- Previsti 640.000 immigrati per coprire fabbisogno di manodopera 2024-2028.
Il panorama economico italiano del 2025 è caratterizzato da una crescente interdipendenza con il contributo fornito dall’immigrazione. Secondo il Rapporto annuale 2025 sull’economia dell’immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa, gli occupati stranieri generano un valore aggiunto di 177,2 miliardi di euro, equivalenti al 9% del PIL nazionale. Questo dato sottolinea l’importanza cruciale della forza lavoro immigrata per il sistema economico italiano, con picchi significativi nei settori dell’agricoltura (18,0%) e delle costruzioni (16,4%).
Dinamiche Demografiche e Fabbisogno di Manodopera
La popolazione straniera residente in Italia nel 2024 ammonta a 5,3 milioni di persone, pari all’8,9% della popolazione totale. Tuttavia, considerando anche i nati all’estero, la cifra sale a 6,7 milioni, rappresentando l’11,3% della popolazione. Questo incremento è in parte dovuto alle acquisizioni di cittadinanza italiana, che superano le 200.000 all’anno. La fascia demografica con radici migratorie gioca un ruolo cruciale nel sostenere la demografia italiana, grazie a un tasso di natalità superiore (9,9 nati ogni mille residenti stranieri contro il 6,1 tra gli italiani) e a un tasso di mortalità inferiore (2,1 per mille rispetto al 12,3 tra gli italiani). Nel 2023, la popolazione italiana è diminuita di 385.000 unità, mentre quella straniera è aumentata di 375.000. Un altro dato rilevante è la composizione per età: solo il 6% degli stranieri ha più di 64 anni, mentre tra gli italiani questa percentuale raggiunge il 26%.
Le dinamiche demografiche attuali determinano un aumento della domanda di manodopera dall’estero. Le proiezioni di Unioncamere – Excelsior prevedono che nel periodo 2024-2028 le aziende italiane richiederanno 3 milioni di nuovi impiegati, di cui 640.000 saranno immigrati. L’80% di questo fabbisogno è legato al ricambio generazionale dovuto ai pensionamenti, mentre solo il 20% è attribuibile alla crescita economica. Nei territori del Centro-Nord, la quota di immigrati necessaria per soddisfare il fabbisogno complessivo supera il 25%, con picchi che arrivano al 31% in Toscana e Trentino Alto Adige.

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Imprenditoria Immigrata e Contributo Fiscale
Un altro aspetto significativo è la crescita dell’imprenditoria immigrata. Nel 2024, si contano 786.696 imprenditori immigrati, pari al 10,6% del totale. In dieci anni, questo numero è aumentato del 24,4%, mentre gli imprenditori italiani sono diminuiti del 5,7%. La maggiore presenza si osserva nel Centro-Nord e nei settori dell’edilizia, del commercio e della ristorazione.
I lavoratori stranieri contribuenti ammontano a 4,9 milioni, pari all’11,5% del totale, con 80,4 miliardi di redditi dichiarati e 11,6 miliardi di IRPEF versata. Nonostante ciò, permane un divario reddituale pro-capite di quasi 9.000 euro all’anno in meno rispetto agli italiani, principalmente a causa della loro collocazione nel mercato del lavoro. Il divario tra le entrate e le uscite pubbliche attribuibili alla popolazione straniera registra un surplus di 1,2 miliardi di euro, in quanto gli immigrati, essendo prevalentemente in età produttiva, incidono minimamente sulla spesa assistenziale.
Le rimesse inviate dall’Italia verso i Paesi d’origine nel 2024 ammontano a 8,285 miliardi di euro, con il Bangladesh (1,397 miliardi), il Pakistan (600 milioni) e il Marocco (575 milioni) tra le principali destinazioni. Mediamente, un lavoratore immigrato trasferisce al proprio paese d’origine circa 130 euro mensili.
Prospettive Future e Necessità di Politiche Integrate
La crescita demografica e il contributo economico degli immigrati sono elementi cruciali per il futuro dell’Italia. Tuttavia, è fondamentale implementare politiche che favoriscano l’integrazione e la valorizzazione delle competenze dei lavoratori stranieri, superando la concentrazione in settori a basso valore aggiunto. Come sottolineato da Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, è necessario un “governo dell’immigrazione che eviti un arrivo incontrollato” e che incentivi i giovani laureati a rimanere in Italia, attraendo al contempo studenti stranieri.
Inoltre, è essenziale una politica per la famiglia che inverta la tendenza alla “crescita zero”, promuovendo un ambiente favorevole alla natalità e al sostegno delle nuove generazioni. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’immigrazione per garantire un futuro prospero e sostenibile per l’Italia.
Un Futuro Insieme: Verso una Società Inclusiva e Prospera
In conclusione, l’analisi dei dati e delle tendenze demografiche ed economiche evidenzia l’importanza cruciale dell’immigrazione per il futuro dell’Italia. Il contributo degli immigrati non si limita alla forza lavoro, ma si estende all’imprenditoria, al sostegno della natalità e al versamento di imposte. Tuttavia, per massimizzare i benefici dell’immigrazione, è necessario superare le sfide legate all’integrazione, alla valorizzazione delle competenze e alla disparità di reddito.
Una nozione base da tenere a mente è che l’invecchiamento della popolazione italiana rende indispensabile l’apporto di nuove forze lavoro, soprattutto in settori specifici come l’agricoltura e l’edilizia.
Una nozione avanzata, invece, riguarda la necessità di politiche attive per l’integrazione sociale e culturale degli immigrati, che promuovano la coesione sociale e prevengano fenomeni di marginalizzazione e discriminazione.
Riflettiamo, quindi, su come possiamo costruire una società più inclusiva e accogliente, in cui ogni individuo, indipendentemente dalla sua origine, possa contribuire al benessere collettivo e realizzare il proprio potenziale. Solo così potremo affrontare le sfide del futuro e garantire un futuro prospero e sostenibile per l’Italia.