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Mediterraneo: perché continuiamo a contare i morti?

Nonostante la 'Giornata della memoria e dell'accoglienza', il Mediterraneo rimane una tomba per migliaia di migranti. Approfondiamo le cause e le possibili soluzioni a questa tragedia in corso.
  • Dal 2015, oltre 33.000 persone sono morte nel Mediterraneo.
  • Nel 2024, 1.215 morti sulla rotta atlantica verso le Canarie.
  • Arrivi in Italia diminuiti, calo dell'80% dalla Tunisia.

Il dramma del Mediterraneo: un bilancio tragico e una riflessione necessaria

Il 3 ottobre di ogni anno, dal 2013, è una data che impone una pausa di riflessione. In quel giorno, un naufragio al <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Naufragio_di_Lampedusa_del_3_ottobre_2013″>largo di Lampedusa causò la morte di almeno 368 migranti, un evento che ha segnato la storia e ha portato all’istituzione della “Giornata della memoria e dell’accoglienza”. Tuttavia, nonostante gli sforzi per sensibilizzare e promuovere l’accoglienza, il Mediterraneo continua a essere teatro di tragedie inenarrabili.
Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), aggiornati al 24 settembre 2025, ben 1.293 individui in movimento sono deceduti o sono stati dati per dispersi nel Mar Mediterraneo. Se si considera anche la rotta atlantica, che dall’Africa Occidentale conduce alle isole Canarie, il bilancio si aggrava ulteriormente, con 1.646 migranti morti o dispersi dall’inizio del 2025. In dieci anni, il numero di vittime nelle rotte migratorie del Mediterraneo ha superato le 33.000 unità, un dato sconcertante che evidenzia la portata di questa crisi umanitaria.

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  • ❤️ Che tragedia immane! Dobbiamo fare di più per......
  • 😡 Inaccettabile! Continuare a parlare di accoglienza quando......
  • 🤔 Ma se invece di contare i morti, ci concentrassimo......

Le rotte più pericolose e l’inversione di tendenza negli arrivi

Il Mediterraneo centrale si conferma la rotta più pericolosa, con la maggior parte delle tragedie che si verificano nelle partenze dalla Libia verso l’Italia. Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito a un aumento significativo degli arrivi via mare sulla rotta atlantica verso le isole Canarie, con un conseguente incremento dei naufragi. Nel 2024, ben 1.215 persone hanno perso la vita su questa rotta, pari a un terzo delle vittime totali in tutte le rotte verso l’Europa. Nei primi mesi del 2025, il percorso si è rivelato letale per 353 persone.

Nonostante il drammatico bilancio delle vittime, si registra un’inversione di tendenza negli arrivi in Italia via mare. Nel 2024, sono stati registrati 66.617 migranti, un dato in calo rispetto agli anni precedenti. Questa diminuzione è dovuta principalmente alla riduzione delle partenze dalla Tunisia, diminuite dell’80%, e dalla Turchia, diminuite del 51%. L’unica rotta a registrare un aumento è stata quella dall’Algeria, con un incremento del 123%.

Le nazionalità dei migranti e il ruolo della scuola

Nel 2024, nei siti di sbarco in Italia sono state registrate persone di 57 nazionalità diverse. I bangladesi rappresentano oltre un quinto degli arrivi via mare, seguiti dai siriani, che dopo anni di assenza sono tornati a essere il secondo paese di origine degli sbarcati. Tra le altre nazionalità, si segnalano anche tunisini ed egiziani.

In questo contesto complesso, la scuola svolge un ruolo fondamentale. Come sottolineato dal liceo Aprosio di Ventimiglia, la scuola deve essere un luogo di accoglienza, inclusione e superamento dei pregiudizi. Abbattere i confini significa accettare le differenze di tutti, promuovere un’idea di scuola che non omologa, ma che aiuta a costruire una società più aperta e giusta.

Oltre la memoria: un impegno concreto per il futuro

La “Giornata della memoria e dell’accoglienza” non deve essere solo un momento di commemorazione, ma un’occasione per rinnovare l’impegno a garantire vie sicure e legali a chi fugge da guerre, violenze e povertà. È necessario potenziare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e lungo la rotta dall’Africa nord-occidentale, rafforzare la cooperazione internazionale e creare urgentemente vie legali e sicure di ingresso.

*La protezione dei rifugiati e degli apolidi è strettamente legata alla sicurezza in mare, come sottolineato dall’UNHCR. Gli spostamenti rischiosi verso il continente europeo comportano seri pericoli, tra cui rinvii forzati, azioni preventive dannose, sfruttamento da parte di trafficanti e innumerevoli naufragi. È fondamentale che gli Stati si assumano le proprie responsabilità e agiscano concretamente per proteggere i diritti e la dignità delle persone in fuga.

Un’umanità condivisa: riflessioni su migrazioni, accoglienza e responsabilità

Amici lettori, di fronte a queste cifre e a queste storie, è facile sentirsi sopraffatti. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo ricordare la nostra umanità condivisa. La migrazione è un fenomeno complesso, con radici profonde nelle disuguaglianze economiche, nei conflitti e nei cambiamenti climatici*. Affrontare questa sfida richiede un approccio globale, che coinvolga tutti gli attori della società civile e politica.

Una nozione base da tenere a mente è che l’invecchiamento demografico in Europa crea una domanda di forza lavoro che può essere soddisfatta dai migranti. Allo stesso tempo, una nozione più avanzata ci ricorda che l’integrazione dei migranti richiede politiche mirate, che promuovano l’accesso all’istruzione, al lavoro e alla casa, e che combattano la discriminazione e il razzismo.

Vi invito a riflettere su cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a costruire una società più accogliente e inclusiva. Possiamo informarci, sensibilizzare i nostri amici e familiari, sostenere le organizzazioni che lavorano a fianco dei migranti, e soprattutto, possiamo coltivare l’empatia e il rispetto per chi è diverso da noi. Ricordiamoci che dietro ogni numero c’è una persona, con una storia, dei sogni e delle speranze. Non lasciamoli annegare nel mare dell’indifferenza.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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