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Walking speed, is it a predictor of aging?

New studies show that walking speed is not only an indicator of physical health in the elderly, but also a predictor of aging in people as young as 45. Find out how to measure your walking speed and what it reveals about your health.
  • Studio: Uomini di 75 anni lenti, solo il 19% vive 10 anni.
  • Persone con passo lento hanno un cervello più piccolo.
  • A 45 anni, passo lento indica un invecchiamento accelerato.

Il ritmo con cui ci spostiamo nel tessuto della realtà quotidiana – quel gesto comune come camminare – si configura come un sorprendente indice della nostra integrità fisiologica e dell’invecchiamento cerebrale. Varie indagini scientifiche hanno evidenziato come il passo possa fungere da predittore per diversi aspetti critici, quali l’ospedalizzazione, gli eventi legati alla salute cardiovascolare e perfino i tassi di mortalità. Questa correlazione tra modalità di deambulazione e stato di benessere non riguarda esclusivamente le persone anziane; studi recenti mettono in luce che anche coloro che hanno raggiunto i quarantacinque anni vedono nella loro andatura una chiara manifestazione dello stato d’invecchiamento sia fisico che mentale.

Il passo come barometro della salute

La velocità di camminata, spesso definita dai medici come un “segno vitale” al pari del battito cardiaco e della pressione sanguigna, riflette una complessa interazione di fattori fisici e cognitivi. Forza muscolare, funzione cardiaca e polmonare, coordinazione neuromuscolare: tutti contribuiscono alla nostra andatura. Un rallentamento significativo può segnalare problemi sottostanti come artrite, malattie cardiache o declino cognitivo. Uno studio dell’Università di Pittsburgh, che ha analizzato i dati di oltre 34.000 adulti di età pari o superiore a 65 anni, ha rivelato una correlazione significativa tra la velocità del passo e la durata della vita. Ad esempio, gli uomini di 75 anni che camminavano più lentamente avevano una probabilità notevolmente inferiore di vivere per altri 10 anni rispetto ai loro coetanei più veloci (19% contro 87%). Anche tra gli adulti sani di età superiore ai 65 anni, uno studio francese ha scoperto che coloro con una velocità di camminata più bassa avevano circa tre volte più probabilità di morire di malattie cardiovascolari. Secondo la professoressa Christina Dieli-Conwright della Harvard Medical School, si osserva un netto accostamento tra l’abbassamento della velocità nella camminata e un potenziale *deterioramento delle condizioni sanitarie generali. I dati ottenuti dai ricercatori rivelano che coloro che camminano lentamente mostrano tendenze verso cervelli più piccoli e importanti alterazioni strutturali nel loro assetto neurologico, come l’assottigliamento della neocorteccia e un decremento nella presenza di materia bianca.

Cosa ne pensi?
  • 🚶‍♂️ Camminare è più di un semplice spostamento......
  • 👵 La velocità del passo come predittore? 🤔 Forse......
  • 🏃‍♀️ Rallentare per vivere meglio? Un paradosso......

L’invecchiamento accelerato a 45 anni

Un’indagine condotta dalla Duke University ha ampliato ulteriormente questa prospettiva, dimostrando che la velocità del passo può prevedere il tasso di invecchiamento anche tra i quarantacinquenni. Questo studio, che ha coinvolto 904 persone seguite fin dall’infanzia, ha rivelato che coloro con una velocità del passo più lenta mostravano segni di “invecchiamento accelerato”. I loro organi respiratori, la salute dentale e il sistema immunitario presentavano condizioni meno favorevoli rispetto a chi si muoveva più speditamente. Mostravano inoltre indicatori biologici correlati a una senescenza più rapida, inclusi valori elevati di pressione arteriosa e colesterolo, oltre a una minor efficienza cardiorespiratoria.

Line Rasmussen, ricercatrice presso il dipartimento di Psicologia e Neuroscienze della Duke University, ha osservato che, mentre ci si aspetterebbe che tutti i quarantacinquenni siano più o meno nella media, alcuni camminavano velocemente come ventenni in salute, mentre altri avevano l’andatura lenta di persone molto più anziane. Tale osservazione suggerisce che il processo di invecchiamento possa subire considerevoli variazioni, persino durante le fasi più giovani della vita.

Test e valutazioni

Determinare quanto si sia veloci nel camminare rappresenta un’attività piuttosto accessibile; basta dotarsi solo di uno strumento cronologico ed uno strumento metrico. Per stimarlo con precisione, basterà calcolare il tempo impiegato a coprire una distanza prestabilita (per esempio, dieci metri) così da derivarne la velocità espressa in metri al secondo (m/s). Le indagini condotte dagli esperti ci offrono parametri medi utili a identificarsi rispetto alle diverse età anagrafiche. Si prenda ad esempio la donna nella fascia compresa fra i 40 e 49 anni: questa percorre mediamente 1,39 m/s, mentre l’uomo coetaneo ha come valore medio 1,43 m/s.
È fondamentale tuttavia capire che accelerare il ritmo del passo non deve costituire il fine ultimo della questione; bensì occorre prioritizzare un’attività fisica costante affinché diventi parte integrante del proprio quotidiano. In particolare, gli anziani dovrebbero puntualmente coprire dai quattro ai cinque chilometri giornalieri con andatura tranquilla.

Un invito alla consapevolezza: rallentare per vivere meglio

Lo studio approfondito sulla velocità nel cammino emerge quale indicatore significativo dello stato generale della salute individuale. Essa ci spinge a rivalutare l’atto stesso del muoverci nello spazio: da semplice transito diventa specchio del nostro equilibrio fisico e mentale.
Riconoscere che “la
velocità” nella nostra andatura non definisce il nostro destino immodificabile rappresenta il primo passo verso miglioramenti tangibili nel quotidiano. Attraverso attività fisica costante, alimentazione equilibrata ed esercizi mentali possiamo influenzarne favorevolmente l’andamento, ponendo le basi per unaumento della qualità dell’invecchiamento.*

In questa era dominata dall’urgenza delle performance veloci ed efficienti potremmo trarre vantaggio dal rallentare i nostri ritmi; ogni passo potrebbe rivelarsi occasione preziosa per nutrire tanto il corpo quanto lo spirito, favorendo così esperienze esistenziali più ricche e gratificanti.

Dobbiamo tenere presente che il concetto centrale qui risiede nel fatto che miglioramenti alla mobilità riguardano, oltre alla pura rapidità, si collegano intimamente alla genuinità dei nostri movimenti.
La modalità con cui si cammina presenta vari livelli d’importanza; un’andatura fluida, ben coordinata e priva di inconvenienti rappresenta un sintomo decisivo della nostra salute generale. Al contrario, un’andatura contratta o segnata da instabilità potrebbe rivelarsi indice di affezioni nascoste.

Considerando gli aspetti relativi all’invecchiamento insieme alle pratiche salutari fondamentali emerge con chiarezza l’importanza dell’attività fisica costante – nella quale spicca il semplice atto del camminare – nel contrasto alla diminuzione della massa muscolare (nota come sarcopenia) e nel potenziamento delle capacità cardiovascolari; ciò promuove così uno sviluppo senile più benefico. Proseguendo su questa scia cognitiva emerge che le variazioni nella velocità del passo possono fungere da veri e propri indicatori biologici per valutare l’efficacia dei programmi terapeutici destinati agli anziani; questo approccio permette non solo una maggiore personalizzazione dei trattamenti stessi ma anche significativi avanzamenti nei risultati ottenuti.

Quindi ci poniamo una domanda importante: siamo davvero consapevoli del nostro modo attuale di muoverci? È forse giunto il momento propizio per avviare tale riflessione non con intenti critici verso noi stessi bensì nell’intento profondo di ascoltare i segnali inviati dal nostro corpo.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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